NAPOLI. 56 consiglieri regionali dovranno risarcire l’amministrazione pubblica per oltre un milione di euro

NAPOLI. 56 consiglieri regionali dovranno risarcire l’amministrazione pubblica per oltre un milione di euro

E’ stimato oltre un milione di euro il danno erariale. E sono chiamati a risponderne 56 consiglieri dell’assemblea regionale della Campania in carico dal 2010 al 2015, tra i quali anche alcuni che sono stati eletti per la nuova consiliatura a maggio del 2015.

Il cospicuo risarcimento, che varia per somme da quattro mila euro a ventuno mila euro, è sancito da quattro sentenze, pronunciate dal collegio della sezione regionale della Corte dei Conti, presieduto dal magistrato Pasquale Fava; verdetti, che derivano dalle risultanze dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Ferruccio Capalbo e dal vice-procuratore Pierpaolo Grasso, e sviluppata dai militari della Guardia di Finanza.

I consiglieri colpiti dalla stangata appartengono ai gruppi politici di tutte le aree politiche, dal centro-sinistra al centro-destra, tra cui Rosetta d’Amelio, del Partito democratico ed attuale presidente dell’assemblea regionale, Stefano Caldoro, già presidente della Giunta regionale, e attualmente capo-gruppo del centro destra in assemblea, l’attuale europarlamentare Nicola Caputo e l’on. le Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario di Stato, ambedue del partito democratico. Le responsabilità attribuite ai 56 consiglieri si riferiscono all’indebito utilizzo del fondo di assistenza     per le attività isituzionali, in applicazione della del 2000, abolita nel 2012 con una dotazione di 30 mila euro nel solo 2011 di 30 mila euro, in aggiunta all’indennità stipendiale mensile.

Erano risorse che i consiglieri avrebbero dovuto destinare per stipulare contratti di collaborazione con personale da impegnare in compiti di servizio istituzionali, per l’acquisto di beni e servizi specifici sempre di supporto istituzionale, Ma l’obbligo previsto non è stato mai osservato e così dagli accertamenti incrociati è risultato che risorse del fondo sono state destinate  ad associazioni private, per pagare la donna di servizio, per sostenere le utenze di quella che veniva spacciata come sede di segreteria politica ed invece era la normale residenza privata del consigliere interessato.

Semplice era il meccanismo, per ottenere le risorse del fondo. Era sufficiente un’autodichiarazione e si passava all’incasso, senza alcun dispositivo di controllo e verifica di terzi. Da rilevare che il risarcimento stimato dai magistrati contabili è stato ridotto del 30 per cento rispetto alla reale portata del danno erariale prodotto. Uno sconto, niente male.

Ma non è detto che il risarcimento richiesto sia onorato dai 56 consiglieri regionali. Gli avvocati che ne tutelano gli interessi- Felice Laudadio e Roberto De Mesi– ritengono le quattro sentenze non avvalorate sul piano giuridico-legale. E proporranno appello, facendo leva anche sullo sconto dei due terzi riconosciuto dalla stessa Corte dei conti. Un elemento, quello della riduzione, che ha tutti i profili, per poter far dimostrare l’inesistenza delle irregolarità rilevate       dalle quattro sentenze di primo grado.