L’inadeguatezza dell’azione amministrativa in epoca di cambiamenti climatici.

L’inadeguatezza dellazione amministrativa in epoca di cambiamenti climatici.

Il cambiamento climatico è la più grande sfida ambientale, giuridica, sociale ed economica del nostro tempo. Esso rappresenta un fenomeno le cui ricadute investono gli ambiti più disparati del diritto e della nostra quotidianità. Le molteplici implicazioni ne fanno la più grande minaccia alla salute globale del ventunesimo secolo e la questione fondamentale più importante che investe le nostre vite.

Con il passare degli anni fenomeni atmosferici di crescente intensità hanno minacciato e continuano a minacciare la nostra sicurezza e in futuro sarà certo più complicato con eventi tempestosi che presentano grandine, fulmini e raffiche di vento talmente forti da sradicare alberi e piante. Termini come downburstsupercelle temporaleschetornado, ci saranno sempre più familiari. Così come familiari sono le immagini di alberi su auto, su edifici, su strada con tutte le conseguenze del caso. E proprio quando gli alberi cadono e si verificano danni, emergono  domande  cruciali: ci sono responsabilità? E di chi sono? Si poteva prevenire?

La caduta di un albero, può avere conseguenze disastrose. Gli eventi meteorologici estremi sono una causa comune, ma spesso la scarsa manutenzione dell’albero può portare a situazioni pericolose e causare danni che potrebbero essere ridot sensibilmente con una buona manutenzione. Rami troppo pesanti o un albero che si deteriora nel tempo possono causare gravi danni se non vengono adeguatamente gestiti. Quando ciò accade in una strada pubblica o in un parcheggio le vittime possono cercare un risarcimento anche per i danni subiti.

Esistono delle limitazioni imposte dalla  legge per garantire la sicurezza, infatti l’articolo Responsabilità per caduta albero  – L’Articolo 2051 del Codice Civile (danno cagionato da cosa in custodia) – afferma che “Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito”. Questo significa che quando il danno è causato da una cosa (anche un albero o un vaso), il custode di essa è obbligato al risarcimento; a meno che non si dimostra che il danno è derivato da caso fortuito o da forza maggiore, ovvero che l’evento che ha cagionato il danno abbia caratteristiche di imprevedibilità ed eccezionalità (è questo il caso di eventi meteorici di straordinaria intensità, verificatisi senza alcuna attendibile previsione). Di qualunque cosa si tratti, il custode, nel nostro caso il proprietario dell’albero o il gestore dello stesso (individuo privato, ente pubblico o condominio di un edificio), ha il dovere e il potere di custodire e di vigilare sulla cosa affinché non rechi danni a terzi.

Inoltre il Nuovo Codice della Strada regolamenta la distanza degli alberi dalla sede stradale negli articoli 16, 17, 18 e 29.

Prendiamo ad esempio l’art:
1. I proprietari confinanti hanno l’obbligo di mantenere le siepi in modo da non restringere o danneggiare la strada o l’autostrada e di tagliare i rami delle piante che si protendono oltre il confine stradale e che nascondono la segnaletica o che ne compromettono comunque la leggibilità dalla distanza e dall’angolazione necessaria.

2.Qualora per effetto di intemperie o per qualsiasi altra causa vengano a cadere sul piano stradale alberi piantati in terreni laterali o ramaglie di qualsiasi specie e dimensioni, il proprietario di essi è tenuto a rimuoverli nel più breve tempo possibile.

3.Chiunque viola le disposizioni del presente articolo è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una certa somma.

Ma se ci guardiamo intorno questo non esiste. E  a  tutto questo chi ci pensa? Solo quando succede l’imprevisto o il danno ci accorgiamo che qualcosa prima si poteva fare? Eppure le PA emanano le ordinanze per far rispettare la legge,  ma chi fa rispettare l’ordinanza? Se  l’albero è piantato male, e dunque viene a  mancare  la sicurezza pubblica,  quando cade si cerca il capo espiatorio.  Ognuno sfugge alle proprie responsabilità. Il paradigma dominante nella teoria delle decisioni amministrative legittima una sequenza di contingenti scelte recessive dell’interesse all’integrità ecologica. Viviamo  il paradosso della tirannia delle piccole decisioni che porta all’inadempimento dei nostri doveri.

Vale l’ossimoro si decide per non decidere. Viviamo in assenza di una visione che sappia affrontare in maniera organica e progressiva la complessità  delle azioni da intraprendere.

Abbiamo bisogno di amministratori che abbiano il senso civico della cura del bene comune. Di amministratori capaci di prevedere il bisogno dei cittadini, che sappiano mettere in atto azioni che mirano alla gestione, alla tutela e alla conservazione della cosa pubblica.

La natura è  spietata con la nostra incuria e distrazione. Mette a nudo la nostra incapacità e ci presenta il conto per la nostra inadeguatezza.

Nunziata Napolitano