AVELLA. Il sindaco Biancardi va giù duro contro il PdZ: “Gestione fallimentare”

AVELLA. Il sindaco Biancardi va giù duro contro il PdZ: “Gestione fallimentare”

Il primo cittadino di Avella, Dott. Vincenzo Biancardi, attacca duramente l’operato del Piano di Zona e dei servizi che attualmente offre agli utenti, che oggi, a suo dire, si trova in evidente difficoltà gestionale ed organizzativa. “Il territorio avellano di punto in bianco si trova scoperto di alcuni servizi essenziali, come quelli di tutoraggio educativo per quanto riguarda all’assistenza ai disabili, senza nessun preavviso al sindaco e alla sua amministrazione. Un fatto gravissimo specialmente per il nostro comune che ha puntato molto su questa tematica- afferma il sindaco Biancardi – noi che abbiamo costituito il Forum della disabilità e ci troviamo a fronteggiare una rivolta da parte dei familiari dei disabili, molti bambini, che con gioia avevano visto attribuirsi un servizio essenziale e fondamentale per i propri figli e che di punto in bianco se lo vedono tolto con una semplice comunicazione del Piano di Zona. Non si può neanche dire che manchino i fondi, anche perché sono assistenze programmate dalla presenza di risorse economiche, e non è concepibile fare iniziare un percorso per poi interromperlo improvvisamente senza nessuna giustificazione. Tutto dovuto ad una mancanza di organizzazione e una carenza di gestione. Sottolineo fallimentare del Piano di Zona. La mia denuncia è anche forte per una inefficienza amministrativa, perché per una grande superficialità abbiamo perso un finanziamento per la costruzione di una nuova scuola, parliamo di un asilo nido, per essersi dimenticati di inviare tutta la nostra documentazione del progetto alla Regione Campania, e siamo stati scartati, di questo chiederò i danni. Una serie di inefficienza su inefficienza, questo ci porterà a rivedere fortemente le nostre posizioni e come ci dobbiamo collocare nel Piano di Zona criticando fortemente la gestione politica e amministrativa dello stesso. In conclusione non ci sentiamo rappresentati”.