AVELLA. Don Giuseppe Parisi replica a Ciano: “Il Comitato festa non è un trampolino di lancio per mettersi in mostra”.

AVELLA. Don Giuseppe Parisi replica a Ciano: Il Comitato festa non è un trampolino di lancio per mettersi in mostra.

Dopo le accuse di Alberto Ciano che aveva ieri affermato che il parroco di Avella aveva fatto marcia indietro circa la costituzione di un nuovo comitato festa patronale ecco la replica di don Giuseppe Parisi.

“Buongiorno a tutti nella pace del Signore. Questa è la mia risposta al comunicato scritto da Alberto. È giusto che io espliciti in maniera più approfondita il discorso che ho affrontato con lui e con altri amici che erano presenti. Lo faccio con molta serenità ma nel contempo con una vena di tristezza che mi attraversa il cuore perché anche in questo caso, come in tantissimi altri casi, sembra che alcune persone si divertano a creare o a proporre argomenti che inevitabilmente diventano occasioni di polemica e di offese gratuite senza considerare minimamente il valore del rispetto che si dovrebbe a ogni uomo. Premetto che sarà la mia unica risposta in quanto, per l’appunto, non voglio assolutamente cedere anche io alla tentazione di creare ulteriori occasioni di polemica. Il comitato, in genere, nasce con l’obiettivo di creare una proposta di aggregazione e di fraternità a favore della comunità, sulla scia degli insegnamenti evangelici, proclamati da Gesù Cristo. Questi ultimi chiedono di amare e non odiare, di essere uniti e non di dividerci, di promuovere la pace e non le guerre e competizioni. Il comitato, dunque, non nasce per creare un evento che è destinato ad entrare in gara con le feste degli altri paesi, non nasce con l’intenzione di entrare in competizione con i comitati precedenti, come con determinazione e zelo affermava anche il nostro sindaco Domenico Biancardi nel settembre scorso. Il comitato festa non nasce come trampolino di lancio per mettersi in mostra e acquisire consensi. Viene istituito per farci stare insieme e collaborare nella creazione di un evento, anche semplice, che deve avere come unico scopo la comunione tra i cittadini e la valorizzazione del territorio. Ho capito che nel corso degli anni più lontani e in quelli più recenti, sia stato proprio questo l’atteggiamento assunto dai vari organizzatori che si sono succeduti: accoglienza, libertà, disponibilità e devozione. Escludendo categoricamente interessi personali e ansia di protagonismo. Tutto ciò per la loro indiscussa onestà che io confermo con molta serenità. Nel nostro caso, il parroco non ha assolutamente fatto marcia indietro! Né, tanto meno, ha avuto dei ripensamenti, ma ha semplicemente sottolineato i valori che devono animare il gruppo. Felice di poter accogliere persone nuove che vogliono organizzare la festa. Alberto per me può sempre iniziare il programma e continuarlo. Sembra che tra di noi ci sia sempre stata tanta chiarezza e serenità nel rapporto. Lo considero onesto e sensibile, ci mancherebbe altro. Infatti questo accanimento nei miei confronti mi stupisce è mi rammarica. Dal confronto avuto con lui è scaturita una discussione proprio sui valori che dovrebbero reggere il comitato e sulla libera e gratuita accoglienza di chi veniva per proporsi. Con tutta sincerità non sono riuscito a tollerare affermazioni del tipo: “Il MIO comitato “. Oppure: “io a quello non lo voglio!” O ancora: “a quelli non li voglio!” Queste ultime “imposizioni” erano rivolte, evidentemente, a chi per quattro anni o per più di vent’anni si era prodigato di organizzare la festa. Avellani zelanti e devoti che hanno dovuto affrontare umiliazioni ed insulti, terribili insinuazioni che, comunque, non li hanno fatti mai retrocedere per amore della causa, a differenza di Alberto che alla prima e superabile incomprensione, ha voltato le spalle e se n’è andato. Io concordo con l’idea del rinnovo, della novità. Ma il pensiero della esclusione forzata di alcuni non è in sintonia col pensiero che noi dovremmo avere della festa. Io non posso dire “tu non puoi”. Si potrebbe iniziareun dialogo tra le parti per capirsi meglio? Ma anche in questo caso c’è stato un rifiuto. Il comitato è di tutti! E nessuno può essere discriminato. Nel momento in cui dovesse presentarsi qualche caso particolare diventerebbe competenza del parroco intervenire sempre con i modi dovuti di rispetto ed attenzione (penso possa capitare). Dunque qui non stiamo parlando del “grande fratello” o di “amici di Maria De Filippi” dove si fanno le selezioni per entrarvi a far parte ma di tutt’altra cosa. Non si può pensare di passare alle votazioni da parte del gruppo per permettere a un nuovo aspirante di entrarvi a far parte. Con quale autorità si può dire “tu sei idoneo e tu no?” Io non ho mai messo in dubbio l’entusiasmo e l’impegno di Alberto nonché la bontà della sua proposta, ma la condizione di escludere a priori “i vecchi” più remoti e quelli più recenti, qualora avessero fatto richiesta di essere inseriti, o qualsiasi altra persona che avrebbe voluto essere parte del gruppo, con la proposta di farli passare al vaglio con una votazione, a questo proprio non me la sono sentita di aderire. In definitiva, io non ho mai avuto nessun ripensamento, non ho mai chiesto a nessuno di ritirarsi. L’unica cosa che ho chiesto è stata solo quella di mettere da parte i pregiudizi e le precomprensioni, agire con umiltà e formare una grande squadra proprio sulla scia di ciò che diceva Giovanni Pecchia e Carmine Napolitano: unirsi per dialogare, confrontarsi e agire in modo giusto per il bene della comunità e del paese. Celebrare i santi e la Madonna vuol dire celebrare la fede in Gesù che essi hanno incarnato in maniera autentica. Significa celebrare il vero Amore. Questo deve essere l’unico stile che, nei limiti del possibile, bisogna vivere”.