A SILVIA – LA POETICA DI GIACOMO LEOPARDI

A SILVIA   LA POETICA DI GIACOMO LEOPARDI

di Sebastiano Gaglione

La poesia “A Silvia” fu composta a Recanati tra il 19 ed il 20 aprile del 1828 e può essere definita, senza ombra di dubbio, uno tra i componimenti più importanti e celebri di Leopardi, il quale fa di questo componimento un autentico strumento di esaltazione di una fanciulla, Silvia (da cui prende il nome la lirica), che per il poeta rappresenta i sogni e le illusioni giovanili. In realtà la Silvia della poesia è parzialmente ispirata a Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tisi in giovane età. Il nome Silvia, infatti è tratto dalla tradizione letteraria ed ill tema centrale della poesia è il compianto sull’inesorabile caduta dei sogni della giovinezza, vista attraverso due vicende parallele: quella di Silvia, appunto e quella  del poeta. Lo sfondo filosofico è quello tracciato dal poeta: la “contraddizione spaventevole” tra il desiderio di felicità insito nella natura umana e le leggi della natura generale delle cose, indifferenti alle attese degli individui.

La semplice ragazza del popolo ed il giovane intellettuale aristocratico al di là delle differenze sociali ed individuali sono affratellati del comune “inganno” subito da parte della natura che, dopo averli colmati delle speranze e dei sogni della giovinezza, li ha brutalmente messi di fronte “all’apparir del vero”.

Infatti, il parallelismo tra la vicenda di Silvia e quella di Leopardi è sottolineato dalla costruzione rigorosamente simmetrica della poesia. Per quanto riguarda la lingua e lo stile utilizzati da Leopardi, possiamo notare: il ricorrere in ogni parte della poesia frequentemente a quelle parole, sensazione uditive e visive che il Leopardi classifica come “indefinite”, l’onnipresenza del filtro ricordo, la libertà metrica assoluta (lunghezza delle strofe, alternanza degli endecasillabi e dei settenari, disposizione delle rime), tutta modellata sullo sviluppo logico e sentimentale del discorso, l’estrema semplicità della sintassi, che presenta brevi periodi con poche frasi subordinate che accompagnano col suo andamento ora più pacato, ora più acceso, i diversi momenti psicologici della poesia, la presentazione del personaggio di Silvia, non propriamente descritto, ma evocato per rapidi cenni da aggettivi vaghi ed indefiniti (“ridenti e fuggitivi”, “lieta e pensosa”…).

Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare            5
Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all’opre femminili intenta        10
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri                15
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D’in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,    20
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.    25
Lingua mortal non dice
Quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia                30
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.        35
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,        40
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,        45
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d’amore.

Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei        50
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell’età mia nova,
Mia lacrimata speme!                55
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell’umane genti?
All’apparir del vero                    60
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.

Tra le figure retoriche presenti nella lirica, possiamo infine distinguere:

  • Apostrofi: “Silvia”, “o Silvia mia”, “o natura”, “o tenerella”, “cara compagna dell’età mia nova”, “mia lacrimata speme”, “tu misera”;
  • Allitterazioni: Silvia, vita, fuggitivi, salivi, sedevi, avevi, soavi, perivi, vedevi, schivi, festivi, mostravi – tempo, tua vita, mortale – quel, della mortale, allorché, femminili – quindi, mar da lungi, quindi, il monte – vago, avvenir avevi);
  • Enjambents: v.7-8, 49-50, 52-53, 56-57, 62-63;
  • Chiasmi: v.15-16, 62;
  • Metonimie: v. 16, 22, 27, 17-18, 51-52;
  • Climax: “che pensieri soavi, che speranza, che cori…” (v. 28-29);
  • Ossimoro: “lieta e pensosa” (v. 5)
  • Epifrasi: v. 15-16;
  • Anagramma: “Silvia…salivi” v.1-6);
  • Metafore: “il limitare di gioventù” v. 5, “il fior degli anni tuoi” v.4-3;
  • Anafore: “Che pensieri stavi”, “che speranze, che cori” v. 28-29, “perchè non rendi poi…/ perchè di tanto…” v. 38-39, “questo è quel mondo?”, “Questi / i diletti…”/ Questa la sorte…” v. 56-59).