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Un passo storico nella cura della sordità infantile porta la firma di Napoli. L’AORN Santobono-Pausilipon diventa infatti capofila in Italia per gli impianti cocleari pediatrici assistiti da robot, grazie all’attivazione del primo centro nazionale in cui chirurghi e bioingegneri lavorano fianco a fianco, unendo competenze mediche e tecnologie avanzate.
Il progetto introduce una nuova frontiera terapeutica per i piccoli pazienti affetti da sordità profonda: interventi più precisi, personalizzati e con tempi di recupero più rapidi, grazie all’impiego di bracci robotici e modelli anatomici realizzati tramite stampa 3D, ricostruiti partendo dalle immagini TAC del bambino.
Una rivoluzione che parte da Napoli
L’obiettivo è chiaro: restaurare l’udito nei bambini fin dai primi anni di vita, quando il cervello è più ricettivo e può sviluppare correttamente le funzioni linguistiche.
La possibilità di simulare l’intervento su una replica tridimensionale dell’orecchio del paziente riduce i rischi e migliora l’esito finale.
Il Santobono-Pausilipon diventa così modello di riferimento anche per altri ospedali italiani, aprendo la strada alla diffusione della chirurgia robotica pediatrica in otorinolaringoiatria.
Un lavoro di squadra tra medicina e tecnologia
La nuova struttura mette insieme:
• chirurghi otorinolaringoiatri specializzati in età pediatrica
• bioingegneri clinici
• tecnici della stampa 3D
• anestesisti e audiologi
• riabilitatori del linguaggio
L’approccio è multidisciplinare, perché il recupero uditivo non si esaurisce in sala operatoria ma prosegue con percorsi di riabilitazione e supporto allo sviluppo del linguaggio.
Un messaggio di speranza per tante famiglie
Ogni anno in Italia nascono circa 1.500 bambini con sordità congenita o acquisita. Per molti di loro, l’impianto cocleare rappresenta l’unica possibilità di ascoltare e parlare.
Grazie a questo nuovo centro, Napoli si conferma polo di eccellenza pediatrica a livello nazionale, offrendo a tanti bambini una nuova possibilità di relazione, comunicazione e vita sociale.
Un risultato che, ancora una volta, dimostra come l’innovazione sanitaria passi anche dal Sud.
