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12 ottobre:San Carlo Acutis , nacque a Londra (Inghilterra) il 3 maggio 1991, dove i suoi genitori si trovano in quel momento per motivi di lavoro. Nel settembre dello stesso anno, rientrano tutti e tre a Milano. A, soli 7 anni, con la Prima Comunione, ricevuta nel monastero delle Romite di Sant’Ambrogio ad Nemus di Perego, iniziò il suo amore per l’Eucarestia. A Milano frequentò le elementari e le medie presso le suore Marcelline e il liceo classico presso l’Istituto Leone XIII, diretto dai padri Gesuiti. La sua fu un’adolescenza normale, dove c’era spazio per gli affetti familiari e l’amicizia. Alla socievolezza si univa in lui un innato amore per il prossimo. Amava il mare, i viaggi, le conversazioni, faceva amicizia con i domestici di casa, era aperto a tutti e a tutti rivolgeva saluto e parola. Aveva un temperamento solare, senza alcuna difficoltà a parlare con i nobili o con i mendicanti che incontrava per strada. Nessuno era escluso dal suo cuore davvero buono. Carlo dimostrava una grande inclinazione per l’informatica, i compagni lo cercano per farsi insegnare a usare al meglio il computer, ma il fulcro della sua giornata era la partecipazione quotidiana alla Celebrazione Eucaristica: ogni giorno si comunicava e recitava il Rosario. Il suo punto di riferimento erano Gesù e Maria, i suoi modelli i beati Francisco e Giacinta Marto, san Domenico Savio, san Luigi Gonzaga e san Tarcisio. A scuola lo conoscono tutti, dal portinaio alla preside. Anche perché quando si accorge che qualcuno soffre gli si fa incontro. Molti sono i compagni che Carlo porta a casa quando li vede affaticati, spesso dalle difficoltà familiari. Sulla via che percorre dal liceo a casa il ragazzo si ferma spesso a chiacchierare anche con i portinai dei palazzi, i negozianti e le loro famiglie. Carlo amava anche andare alla mensa per i poveri di viale Piave, dove era capace di stare fra gli ultimi con la stessa spontaneità con cui restava fra i suoi cari. Poi, improvvisa, all’inizio d’ottobre 2006, come un fulmine a ciel sereno, arriva la leucemia, quella acuta che non lascia scampo, e che lui accoglie con un sorriso, offrendo la sua vita per il Papa e per la Chiesa. Aveva predetto la sua morte: «Morirò giovane». In ospedale soffrirà moltissimo, ma sempre minimizzando i dolori che i medici descriveranno come atroci. Cerca la guarigione perché amava la vita, ma sorride alla morte come all’incontro con l’Amato e perché sa che oltre ad essa non c’è il nulla. È ricoverato in ospedale. Si confessa molto spesso, riceve l’Unzione degli infermi. Sorride a tutti con uno sguardo bellissimo, con un coraggio senza pari. Muore, a soli 15 anni, e lo seppelliscono nella nuda terra ad Assisi, la città di san Francesco che più di altre ha amato e nella quale tornava così volentieri per ritemprare lo spirito. Morì il 12 ottobre 2006.

