AVELLA, PER L’UNIONE DEI COMUNI DEL BAIANESE, STRADA APERTA

AVELLA, PER LUNIONE DEI COMUNI DEL BAIANESE, STRADA APERTA

AVELLA, PER LUNIONE DEI COMUNI DEL BAIANESE, STRADA APERTALa bozza di statuto, che regolerà il ruolo,  e competenze, le finalità, nonché la funzionalità degli organi amministrativi dell’ istituenda Unione dei Comuni dellarea avellana, sarà messa a punto dai dirigenti responsabili delle segreterie delle municipalità, la dott.ssa Maria Tarantino, per Mugnano del Cardinale e Quadrelle, la dott.ssa Carmela Guerriero, per Sperone, il dottor Paolo Albanese, per Baiano, la dott.ssa Simona Manzo, per Avella, la dott.ssa Irene Manzione, per Sirignano. Un impegno di concertazione, per configurare il prospetto normativo dell’ Unione, che sarà vagliato dall’assemblea dei sindaci, per eventuali integrazioni e modifiche, con il successivo passaggio per la discussione e l’approvazione dei civici consessi dei sei Comuni di quello ch’é stato fino agli anni ‘20 del secolo scorso  il Mandamento baianese, secondo la mappa dell’ordinamento amministrativo territoriale, scaturito dall’assetto post-unitario, con cui l’area mandamentale, quella dei Comuni del Vallo di Lauro e, parzialmente, della Valle caudina  furono  scisse dall’ambito d’appartenenza plurisecolare a Terra di Lavoro, nel contesto di Caserta, tasselli, destinati, a loro volta,  a comporre il mosaico della provincia di Avellino, di nuova istituzione.

 E’ il primo passaggio – quello della stesura della bozza, la cui presentazione é prevista venerdì prossimo – per dare forma e sostanza al progetto, a cui ha dato l’input determinante il voto unanime, con cui il Consiglio comunale di Avella, la scorsa settimana e prima della scadenza del 30 settembre, non ha rinnovato l’adesione all’Unione dei Comuni del Vallo di Lauro, contrassegnata dal logo raffigurante il Clanis, il fiume che nei secoli ha assolto una rilevante funzione  per l’economia agricola della Conca nolano-acerrana  fino al litorale domitio – sfociando nel Tirreno, all’altezza di Castel Volturno- ed attualmente ridotto a torrente slabbrato e senza vita.Costituita nella prima metà del decorso decennio, all’Unione dell’antico Clanis, soltanto l’amministrazione di Avella, tra quelle dei  sei Comuni del Baianese, aveva aderito. Una scelta, per molti aspetti, anomala, di certo non rispondente al principio della territorialità e dell’ omogeneità socio-produttiva; principio, che per i sei Comuni si concretizza, per di più, nella conurbazione, che da oltre venti anni, ne uniforma i tessuti dell’espansione edilizia, anche se- e purtroppo-  confusa nelle linee generali di direzione e carente della necessaria visione unitaria del territorio per una popolazione, che si avvia a toccare la soglia dei 30 mila abitanti. E va anche evidenziato che quello dell’Unione lauretana, finora é stato un bilancio deficitario sotto tutti gli aspetti, sia per la politica del territorio che per la progettualità e l’operatività, eccezion fatta – ammesso che si possa adottare un parametro del genere quale indicatore di positività-  l’aver “intercettato” finanziamenti pubblici per alcune centinaia di miglia di euro, funzionali a mantenere in essere la parvenza formale dell’organismo. E null’altro.

 Il deliberato di dissociazione dall’Unione lauretana, eliminando una situazione anomala, recupera il ruolo di Avella nel progetto dell’istituenda Unione dell’area  di riferimento e che le assegna la storia  millenaria del territorio. Un progetto, le cui linee portanti, per di più, non solo si collocano nel quadro del Piano territoriale regionale della Campania, ma sono anche ben tracciate ed identificate dal Piano territoriale di coordinamento provinciale di Avellino, “licenziato” a settembre scorso, con la prefigurazione di venti cittàsistema, tra quella dei sei Comuni dell’Unione, in ragione della dotazione delle infrastrutture viarie, per il trasporto su gomma e su ferro, dei  servizi scolastici e sociosanitari; e tra le venti cittàsistema, é prevista quella dei sei Comuni dell’area, permeata dalla storia dell’italica Abella. Senza dimenticare che la mappa delle venti città a sistema diffuse  sui territori, associando soprattutto piccoli e medi Comuni, é fortemente ispirata e connotata dalla ratio  della buona legge urbanistica e di governo del territorio, emanata dal Consiglio regionale della Campania nel 2004,  pur restando disattesa dalla generalità dei 551 Comuni della Campania.  Ma soprattutto recepisce le direttive comunitarie europee, che prospettano le condizioni di quella coesione sociale, economico-produttiva, come dell’economicità e dell’efficienza dei servizi dei territori, ch’é, invece, contraddetta e negata dalla frammentazione dei particolarismi municipalisti e dai localismi senza futuro, dal momento che la valorizzazione dei territori nel terzo Millennio del multiculturalismo e dell’economia globalizzata è strettamente correlata con la varietà e l’integrazione di funzioni e servizi, di cui sono dotati.  E c’é da evidenziare che il progetto dell’istituenda Unione s’innesta nei percorsi del più generale riordino delle Autonomie locali; riordino, a cui si rapporta l’istituzione della Città metropolitana di Napoli, in agenda a gennaio prossimo, e l’abrogazione definitiva delle  province, tra le quali, com’é noto, figura quella di Avellino, già sottoposta a commissariamento, la cui struttura continuerà ad essere operativa, ma come Ente di secondo livello, con ridotte competenze e funzioni.

 Sono percorsi tracciati, che da soli servono a far comprendere la portata dell’Unione, con la conseguente valorizzazione delle municipalità, da cui é costituita, e soprattutto del territorio; portata ed opportunità, che potenzialmente ampliano, tanto per dire, in notevole misura  le ricadute positive  – di concertazione e di partenariato- che le singole muncipalità, soprattutto Mugnano del Cardinale, Sirignano ed Avella,  hanno già acquisito, con complessivi finanziamenti pubblici, pari a  circa sei milioni di euro , in virtù della partecipazione al Pit della Valle dell’Antico Clanis, in correlazione con i Comuni dell’area nolano-acerrana. Ricadute positive, che si saldano per l’attrattività con le più recenti esperienze di cooperazione di  Avella con  Casamarciano e Pomigliano dArco, sul versante delle manifestazioni artistiche e culturali di buon livello, nell’ Anfiteatro romano. Iniziative, consegnate alla ribalta regionale e nazionale, per la prima volta vissute e sperimentate, sul territorio, con la congrua risonanza mediatica per la conoscenza del territorio.   I fattori, che convalidano il senso dell’Unione che verrà, sono fuori discussione. Ed il primo reale banco di prova passa attraverso l’associazione dei servizi, in ragione delle economie di scala possibili, a cominciare dal servizio del ciclo di smaltimento e ri-uso dei rifiuti, per finire a quelli idrici integrati. Un cammino obbligato, mentre già per alcuni servizi, come quelli delle segreterie comunali, dei presìdi di Protezione civile, dei Nuclei di valutazioni, Quadrelle, Mugnano del Cardinale, Sirignano e Sperone operano secondo intese ben funzionanti. Prove …tecniche di un processo di più articolate e valide prospettive. Strada aperta, allora. E sarà utile ricordare che negli anni ’60 del secolo scorso l’idea dell’Unione,  identificata come la Città del Baianese, entrò nel dibattito pubblico locale, nell’ambito delle associazioni  giovanili di Azione cattolica di Avella e Baiano, in particolare. Ma il rilievo istituzionale del progetto maturò tra gli anni ’60 e ’70, con le iniziative dell’amministrazione comunale di Baiano, auspice l’on.le Stefano Vetrano e della Comunità Montana, che realizzò anche la mappa aerofotogrammetrica del territorio, propedeutica  al progetto. Una linea seguita dall’allora consigliere provinciale, Stefano Alaia e ripresa – negli anni ’80- dal figlio Marco, consigliere provinciale pro-tempore del collegio di Baiano  ed attualmente sindaco di Sperone. Ma l’idea restò a presidio di …se stessa e…dei promotori, senza ascolto, per essere rilanciata sette anni fa dalla libera associazione “Insieme per la Città dellarea avellana“. L’associazione sviluppò pubblici dibattiti itineranti, producendo atti e documenti. Ne scaturì la sottoscrizione del protocollo d’intesa, pubblicamente formalizzato,  per l’ Unione intercomunale. Lo siglarono i sei sindaci pro tempore. Si era nel l febbraio del 2006. Ma quell’importante impegno non giunse mai all’esame dei Consigli comunali, per la valutazione dovuta e la ratifica.  Allo stato attuale, le dichiarazioni ufficiali dei “primi cittadini” ed i loro frequenti rendezvous, svoltisi nell’arco degli ultimi sulla tematica, sembrano segnare la svolta rispetto alle…illusioni del passato.  (G.A.)