BAIANO. Il bilancio partecipativo, quale pratica della buona amministrazione locale nel pubblico convegno promosso da “l’Incontro”, in agenda domenica nel palazzo municipale.

BAIANO. Il bilancio partecipativo, quale pratica della buona amministrazione locale nel pubblico convegno promosso da “l’Incontro”,  in agenda domenica nel palazzo municipale.

…”Le innovative pratiche per la buona amministrazione comunale….Quando il cittadino conta ed è protagonista… A Casamarciano il bilancio partecipativo è realtà”…

Sono i filoni tematici del pubblico convegno, promosso ed organizzato dal Circolo socio-culturale “L’Incontro”, in programma domenica ventidue febbraio, alle ore 10,30 nell’aula consiliare del palazzo municipale, a Baiano. A proporne i profili socio-politici, giuridici e legali, con i correlati aspetti tecnici ed amministrativi, saranno l’avvocato Andrea Manzi e il dottore commercialista Francesco Buono, che esercitano le funzioni di sindaco e di assessore al bilancio del piccolo Comune – alle porte di Nola- il cui territorio è strettamente integrato con la conurbazione, che in direzione di Avellino si sviluppa lungo la strada statale della 7-bis e l’A -16, saldandosi  in linea di ininterrotta continuità con i territori di Tufino, Sperone, Avella , Baiano e Mugnano del Cardinale.

Una presenza significativa ed autorevole, quella di Manzi e Buono, considerato l’impegno, con cui l’amministrazione di Casamarciano dal 2012 sviluppa e “mette a punto” il bilancio partecipativo, per il quale la programmazione e la gestione di una parte del budget complessivo disponibile per l’amministrazione sono affidate alla volontà decisionale dei cittadini. Un’esperienza, che con quello in corso approda al quarto anno di attuazione, nel segno della democrazia attiva e responsabile, esercitata “ dal basso, in virtù della quale i cittadini, le associazioni e la rappresentanza istituzionale locale interagiscono, per focalizzare problematiche e criticità locali, tracciando percorsi e soluzioni di interesse condiviso, che abbiano quale obiettivo primario il bene comune, nella trasparenza e nella legalità. Un esercizio di democrazia, che nelle grandi e medie città si esplica in funzione delle municipalità con l’aggregazione di più quartieri o con singoli quartieri, a seconda degli indici demografici, mentre nei piccoli Comuni, che non superano i dieci- quindici mila abitanti interessa la comunità cittadina nella sua interezza così come, a maggior ragione, i Comunipolvere, la cui popolazione è al di sotto dei dieci mila abitanti.

Sono dinamiche d’interazione, che assumono particolare efficacia e di coerente incidenza sociale, soprattutto nei tempi, in cui il web  e la comunicazione elettronica a presa immediata e veloce hanno fatto evaporare definitivamente i partiti e le caste che li “ hanno dominati” a proprio uso e consumo, mentre la loro parabola discednente si veniva concludedndo già trenta anni per crisi d’identità, vuotaggine culturale, corruttela e credibilità sprofondata al livello del sotto-zero, in tutt’uno con le loro stantie “liturgie”…

In ambito nazionale, l’esperienza del bilancio partecipativo è pratica, che da anni attuano oltre cinquanta Comuni, per lo più nelle regioni dell’Italia centrale, specie in Toscana, con modelli amministrativi considerati virtuosi, dalla gestione dei beni dei patrimoni muncipali alla gestione efficiente dei servizi, specie per lo smaltimento e riciclo dei rifiuti solidi urbani, in aderenza al principio di Rifiutizero, che non è solo un luogo comune da sbandierare…in salsa demagogica, ma concretamente attuato. Un percorso consolidato verso il quale si stanno aprendo anche realtà come quelle di Torino e Milano; e nel capoluogo regionale della Lombardia, la quota parte riservata al bilancio partecipativo nel 2014 è pari a nove milioni di euro, distribuiti nell’arco di sei esercizi finanziari. In realtà, gli obiettivi del bilancio partecipativo e i metodi, con cui si conseguono nella concreta realtà fanno da cartina di tornasole della qualità civica e socio-culturale di una comunità, nella condivisione di diritti e doveri, con cui si identificano in via prioritaria e come costume i tassi di equità e giustizia di un contesto, a prescindere dalla legalità in se stessa e dal ruolo delle istituzioni che sono preposte a farla osservare.

L’esperienza del bilancio partecipativo, com’è noto, prende le mosse dall’eccellente sistema di governante amministrativa, che dal 1990 si viene attuando anno dopo anno a Porto Alegre –  un milione e mezzo di abitanti- in Brasile, il Grande Paese dell’area-Brics, in forte crescita economica e produttiva. Nello scorso anno anche Parigi ha intrapreso lo stesso percorso, riservando al bilancio partecipativo il 5% del budget delle risorse necessarie ad amministrare una metropoli, qual è appunto la capitale della Francia, con due milioni e mezzo di abitanti ed interessata da flussi turistici, che in media annua fanno affluire nella città della Senna, Notre Dame e degli Champs Elisèes oltre 24 milioni di visitatori, rendendola la Città più visitata del mondo, alla quale afferisce la splendida corona attrattiva di città, borghi, parchi naturalistici e fluviali dell’ Area metropolitana, con oltre dodici milioni di abitanti.

In questo scenario s’inserisce Casamarciano, piccola e laboriosa realtà dell’area nolana, la cui esperienza di bilancio partecipativo è stata analizzata dalla rivista trimestrale internazionale “Futuri”, curata dall’ Italian Institute for the Future, che lo scorso settembre fu presentata agli organi d’informazione, a docenti universitari, studiosi ed economisti, a Città della Scienza, a Napoli. Il testo, incentrato sull’esperienza dell’amministrazione cittadina, si deve ad Andrea Gatto, tra i migliori e più qualificati giornalisti italiani specializzati in Economia e Finanza, e s’intitola “Il bilancio partecipativo come strumento di buona governance e anti corruzione: i casi di Porto Alegre e di Casamarciano”. Tra i dettagli dell’interessante articolo spicca il rapporto proporzionale della partecipazione dei cittadini al progetto di governance; partecipazione, per la quale quella dei cittadini del piccolo Comune supera quella della città brasiliana. Per l’esperto giornalista il dato fa risaltare “ la chiara volontà di cambiamento culturale dei cittadini, tanto più rilevante, se commisurata nell’ambito generale di diffuse criticità, qual è quello dell’Area metropolitana di Napoli, che, tuttavia, ha in serbo molteplici potenzialità di recupero, pieno rilancio e valorizzazione, se guidata da una congrua e innovativa governance.