Un tempo ai Camaldoli di Nola si coltivavano i pomodorini gialli

Un tempo ai Camaldoli di Nola  si coltivavano i pomodorini gialli

La pianta di pomodori, nativa dell’ America centrale e meridionale, fu importata in Europa nel 1540, quando lo spagnolo Hernàn Cortes rientrò in patria e ne portò alcuni esemplari. Inizialmente fu coltivata a scopo ornamentale perché i suoi frutti gialli furono ritenuti falsamente velenosi, e solo più tardi se ne verificarono le virtù organolettiche e nutritive.

Nel 1596 arrivò in Italia trovando condizioni climatiche più favorevoli nel Meridione, dove, dall’ originario e caratteristico colore giallo-oro, da cui derivò il nome, la bacca divenne rossa grazie a selezioni, ibridazioni e innesti successivi. A riguardo, in una trasmissione televisiva, una di quelle in cui si cucina sempre, un cuoco e pizzaiolo napoletano, parlando di pomodori riferì che si stava rivalutando una cultivar di pomodorini giallooro, che era ancora possibile produrre grazie ai monaci dei Camaldoli di Nola, che li avevano coltivati per almeno quattrocento anni, salvaguardandoli dalla scomparsa e fornendone i semi.

La citazione destò la nostra curiosità di nolano e navigando su internet abbiamo trovato alcuni siti di amatori, di rinomati pastifici ed industrie conserviere, che hanno confermato la notizia. Tra questi ci limitiamo a segnalare quello della ditta “Garofalo” (postagarofalo) che il 21 / 6 / 2011 riportò: “Pomodoro giallo del Piennolo detto anche ‘o spunzillo oppure ‘a pummarulella ‘e mazzo. Dal 1544 è il primo e l’ unico vero pomo d’ oro, quello che per il suo colore ha dato il nome a quello comune. Giallo come il sole, ha buccia spessa, polpa soda e un grande dolce sapore. Le sue caratteristiche lo rendono ricco, sano e sostanzioso, con un gusto eccezionale e un contenuto di vitamine tre volte superiore agli altri pomodori. I monaci camaldolesi di Nola lo hanno custodito e coltivato per tramandarlo a noi come un vero tesoro.

Purtroppo, come abbiamo verificato, proprio nell’ Eremo dei Camaldoli di Nola, da quando gli ultimi e vegliardi monaci  furono trasferiti, nessuno della nuova amministrazione si è preoccupato di conservare i semi del pomodorino d’oro nolano e di continuare a coltivarlo.

Antonio Fusco