PRISCO DE VIVO – AFFONDO CELESTE. Mostra d’arte contemporanea a cura di Annibale Rainone

PRISCO DE VIVO   AFFONDO CELESTE. Mostra darte contemporanea a cura di Annibale Rainone

Prisco De Vivo mostra per la prima volta, in retrospettiva, il suo ciclo di opere (pitture, sculture, installazioni) sul tema del sacro meno quelle esposte altrove in collezioni pubbliche permanenti: solo per citarne alcune, un’Agata nel miracolo dei colori (Catania 2006), dal cui seno amputato sgorgano, significativamente, in luogo del sangue pigmenti di colore o il murale Nada te turbe (Napoli 2008) ispirato alla figura di santa Teresa d’Ávila.
Pagea Arte Contemporanea ricongiunge in questi giorni presso i suoi spazî le fila di un discorso che ha visto impegnato De Vivo per una decina d’anni sul difficile terreno di incontro/scontro tra Sacro e Contemporaneo: difficile sintonia perché l’arte contemporanea e l’arte sacra faticano ad incrociare i propri statuti o, più semplicemente, le proprie specifiche procedure ma, anche, complessa sfida da raccogliere.
Difatti, è evidente il disagio di connettere logiche diverse se non opposte: da un lato, l’arte contemporanea che fa dell’assenza di senso la ragion d’essere delle sue prassi, dall’altro il sacro che è epifania, almeno, di una direzione, quando non proprio espressione confessionale di un’azione liturgica. Tanto più difficile è divincolarsi tra certe forme autarchiche dell’io nell’arte contemporanea e la genuina mistica dei tanti senza-io, dei santi di Dio.
Discorso complesso; e quanto mai affascinante. Certo, ai limiti del paradosso dal momento che, pur nella differenza, il darsi della fede in un Dio trascendente e la dimensione esclusivamente laica hanno alla base la necessità di incorporare il sentire dell’uomo presente in estetiche che siano coerenti con le categorie in cui di epoca in epoca si esprime la dimensione dell’umano. Che è la vera posta in gioco: l’umano, l’interiorità.
Da qui la sfida, il senso di ricerca di un discorso artistico maturo, finalmente libero tanto dagli eccessi di esibizioni autoreferenziali di certa arte contemporanea che dalle forme stucchevoli e paludate di molta arte sacra, anche ai nostri giorni. La sfida cioè a frequentare sul terreno dell’arte questioni di natura “spirituale”, nel senso più denso che si può dare a questa insidiosa parola; e a farne motivo di dialogo, di confronto credibile.
In questo senso, nelle opere qui presentate è possibile intravedere i segni di una nuova intesa. De Vivo, infatti, in risonanza con le tematiche da sempre a lui care, particolarmente attente alla cultura del post-umanesimo, riconosce quei segni che a suo avviso il sacro sceglie oggi per manifestarsi nella storia, proponendo un’arte della fede che è essenzialmente un discorso intorno alla natura dell’uomo d’oggi, delle sue paure e contraddizioni.