NOLA. Festa dei Gigli. Domenica il momento-clou, con almeno cinquantamila partecipanti per le strade

NOLA. Festa dei Gigli. Domenica il momento clou, con almeno cinquantamila partecipanti per le strade

La Festa dei Gigli vivra’ domenica il momento-clou, con almeno cinquantamila partecipanti nella duplice dimensione di spettatori e protagonisti dell’evento, simbolo del folclore del mediterraneo e patrimonio dell’Unesco.

Ferve in queste giornate di calda estate, la Festa eterna, con la miriade di manifestazioni che rendono onore alle arti plastiche e figurative e con il contrappunto di spettacoli di vario genere, in cui primeggiano- in piazze e strade, nell’atrio del palazzo di città o nella Sala dei Medaglioni del palazzo vescovile- i concerti di musica lirica e jazz e, neanche a dirlo, della musica della pura tradizione “gigliante”, con tanti omaggi alla canzone all’italiana e napoletana classica. E sulla loro scia … si dilata l’ampio ventaglio degli eventi e convegni culturali, correlati alla riscoperta del patrimonio storico-artistico e religioso della città, con fulcro di riferimento il Parco archeologico “Mastrilli”. E’ davvero un “cartellone” ricco e variegato di proposte, in cui c’è soltanto l’imbarazzo di scegliere la più interessante e allettante in scena, in ogni angolo della città.

E’ l’animazione che si ripete ogni anno all’insegna del Giugno nolano, per il fitto programma coordinato dalla Fondazione Nola Città d’arte, in sinergia con l’Assessorato ai beni e alle attività culturali dell’Ente di piazza Duomo e con le associazioni, con un’articolata rete di Info-point e servizi, il cui centro nevralgico è costituito dalla Pro Loco. E, intanto, i Gigli, dall’alto dei loro venticinque metri, già fanno bella ed impettita mostra di sé nelle postazioni assegnate, con le vesti di cartapesta artisticamente confezionate nella varietà dei colori e …finemente intarsiate, per rappresentare- con l’essenzialità del racconto iconico e dei flash-frase temi e motivi, ispirati dalla quotidianità del vivere, dai fenomeni di costume e vicende di cronaca. E’ l’animazione, ravvivata dalla cospicua presenza di turisti stranieri e provenienti da varie regioni italiane, mentre il Museo storicoarcheologico, con la sua ammirata pinacoteca, ed il Museo diocesano stanno facendo registrare flussi di visitatori più numerosi dei precedenti anni.

E’ lo scenario che attesta come e quanto il sigillo Unesco faccia richiamo e attrazione, mentre si vive l’attesa per le spettacolari e coinvolgenti esibizioni, che saranno messe in scena dai Comitati, cuori e…motori della kermesse, sabato in piazza Duomo. Sono le esibizioni, che fanno da prologo all’apice dell’espressività, che – tra suoni, suoni, canti, colori, folclore- la Festa eterna raggiungerà  domenica  con la Processione e la Ballata dei Gigli. E saranno almeno in cinquantamila, gli spettatori e gli attori nello stesso tempo, che vivranno lEvento nella sua dimensione di autentica e genuina popolarità. Senza dimenticare il ventaglio dei servizi delle emittenti televisive regionali e nazionali, mentre Videonola  realizzerà l’ormai classica “diretta” per l’intero racconto dell’ Evento con il sistema del digitale terrestre.

 IL SENSO DELLA FESTA, OGGI: SOLIDARIETA’ E CONDIVISIONE

Ma qual è il senso della Festa eterna…. edizione 2015 sul versante della religiosità di matrice cristiana, con cui s’intreccia, traendone linfa e anima? La risposta viene dalla Memoria liturgica, dedicata a San Paolino, con la celebrazione del Pontificale, officiato, nella suggestiva atmosfera della Basilica di Santa Maria Assunta in Cielo, da monsignor Enrico Dal Covolo, rettore dell’Università Lateranense e dalla nota del vescovo Beniamino Depalma.

Viverelamemoriadelleorigini, declinando e rendendo attuale l’etica dei valori cristiani, per monsignor Dal Covolo, è l’impegno che interpella le coscienze degli uomini, affinché s’incammino lungo il solco tracciato da San Paolino, compatrono della città insieme con San Felice vescovo e martire. E’ il solco dell’ apertura e della solidarietà attiva verso quanti soffrono il disagio dello sradicamento dalle terre d’origine, imposto e determinato da situazioni di acuta e drammatica emergenza umanitaria che nei nostri giorni si viene consumando nell’Africa dell’arretratezza e dello sviluppo negato, alla cui radice è innegabile che molteplici siano le responsabilità dell’ Europa e dell’ Occidente . E il valore della solidarietà attiva é testimoniato dalla figura e dall’opera di Paolino di Bourdeaux , già governatore della Campania romanizzata, e convertito al cristianesimo. Una conversione segnata dall’aver rinunciato ai beni patrimoniali personali e di famiglia, per porli a disposizione dei più bisognosi e dei poveri, realizzando per loro accoglienza e ospitalità nel complesso basilicale di Cimitile, incentrato sulla tomba di San Felice;. Un percorso, quello di Paolino di Bourdeaux, di dedizione verso gli altri, coniugato con la produzione letteraria di Carmi ed Epistole, le cui chiavi ispiratrici e contenuti formano un significativo tassello dell’elaborazione del pensiero teologico e della cultura del Cristianesimo delle origini, alla luce anche delle intense relazioni amichevoli e di cultura che il Santo bordolense, a cui la Festa dei Gigli è dedicata, sviluppò con Sant’Ambrogio e, in particolare, con Sant’Agostino d’Ippona, l’attuale Tagaste  nella terra algerina di quell’Africa che molto ha dato alla diffusione del Cristianesimo…..E l’Europa che si nega all’accoglienza dei migranti- evidenziava Dal Covolo– “condanna se stessa”.

“Chissà che cosa penserebbero Paolino se fosse oggi un cittadino europeo, italiano, nolano…”

E’ilpuntodidomandache, a sua volta, pone e si pone il vescovo Beniamino Depalma, per rappresentare la durezza e “l’amarezza dei tempi che viviamo, caratterizzati da una diffusa disumanità, da un diffuso desiderio di alzare muri per tutelare la propria sicurezza o forse evitare di peggiorare la propria insicurezza: muri verso l’altro, muri contro l’altro del quale si fatica a riconoscere l’uguale umana identità”.Di certo, spiega il presule, per esaudire la domanda, additerebbe a tutti ” il Vangelo, il Signore, per ricordare che siamo chiamati ad essere costruttori di ponti e non di muri…artefici della libertà altrui e non complici di nuove terribili schiavitù”. E, citando il brano evangelico di Marco, sottolinea che nella tempesta la soluzione non è buttare a mare chi è sulla barca con noi…così come se si guarda l’altro si scorgono le nostre paure, mentre nell’infurirare della tempesta, se c’è consapevolezza del nostro sentire “le alte onde smetteranno di far terrore”.

Poi, il presule lancia l’invito “alle città della Diocesi”, affinché recepiscano il “grido di dolore che giunge dal Mediterraneo, e sappiano essere da esempio ad un Occidente, che appare ottenebrato dalle logiche del facile consenso politico e insensibile alle ragioni dell’umano; un umano già in troppe occasioni messo da parte, dimenticato, calpestato”…..Di qui la sferzante condanna della demagogia, del populismo e degli slogan, che mirano solo a infondere paura e pregiudizio”. I migranti, che fuggono dalle persecuzioni politiche, dalla fame, dalla miseria dell’Africa sahariana e sub-sahariana, dalla Siria, per cercare dignità di vita non sono un ingombro, di cui bisogna “liberarsi”, ma esseri umani verso quali va resa concreta l’ospitalità quale ineludibile impegno di civiltà. Si diventa veri uomini – è la conclusione della nota- soltanto se ci si sente partecipi della grande famiglia umana.