NOLA. Pro Loco e Comune propongono il pupazzo della Quaravesima. Ecco di cosa si tratta

NOLA. Pro Loco e Comune propongono il pupazzo della Quaravesima. Ecco di cosa si tratta

di Antonio Fusco

Per le prossime festività di fine Carnevale e del primo giorno di Quaresima la “Pro Loco Nola Città d’Arte” e il Comune di Nola, hanno concordato in proficua sinergia un vario programma di manifestazioni, [1] tra le quali è stato inserito nella giornata del 10 febbraio il ripristino del pupazzo della Quaravesema (Quaresima) [2], una tessera nel mosaico delle tradizioni popolari di identità etnica, ancora mantenuta non solo in molte località   dell’Agro Nolano, ma anche in altre parti della Campania e dell’Italia Meridionale.

        Tra le ricorrenze religiose il periodo della Quaresima è stato quello che nella nostra città ha visto maggiormente cadere in oblio alcune ritualità popolari. Una volta, nel mercoledì delle Ceneri, il primo dei quaranta giorni quaresimali, c’era l’usanza di mangiare i broccoli di rapa, quelli che dalle nostre parti vanno sotto il nome di friarielli. Il menù penitenziale di magro era più o meno rispettato fino a Pasqua. I quaranta giorni erano ricordati nel detto: “Quaravesema quarantana sette dummeneche e sei semmane”.

NOLA. Pro Loco e Comune propongono il pupazzo della Quaravesima. Ecco di cosa si tratta

    Anche a Nola, non molto tempo addietro, era seguita la tradizione di appendere nelle strade la Quaravesima, un fantoccio di donna vestita di nero, da cui pendeva una patata con infisse sette penne di gallina, quante erano le domeniche che precedono le festività pasquali; ogni domenica se ne toglieva una fino a Pasqua. Secondo la credenza popolare la Quaravesima era vestita di nero perché in lutto per la morte di suo marito, il grasso Carnevale. [3] A questa figura in gramaglie si ispirava una filastrocca, che i bambini mandavano a memoria, che così recitava: “Quaravesema secca, secca, / damme ‘nu sordo ‘e fiche secche, / e si nu’ mme ddaje bbone, / Quaravesema mariola”. Con immagini differenti, ma simili nel contenuto “penitenziale” del menù, altre filastrocche, non prive di ironia, si riscontrano in centri dell’Agro Nolano, dove si continua ad allestire ed appendere la Quaravesema. Nel Vallo di Lauro si recita:“Quaravesima secca secca,/ cu’ ‘na sporta ‘e fiche secche,/ cu’ ‘na sporta ‘e ruoccole ‘e rapa./ Quaravesema ‘nzuccarata”; e a Marigliano: “Quaravesema secca e longa,/ s’ha mangiato ‘e pacche longhe (carrube), / cu’ ‘na puca (lisca di pesce) ‘e baccalà. / Quaravesema, che scialà!”. [4] Come si capisce, con tali vivande, fatte di fichi secchi, broccoli, carrube e la parte centrale delle “scelle” di baccalà, quella con la lisca e meno costosa, c’era poco da stare allegri e da scialare.

        Di sicuro non si può fermare il corso della storia, con i relativi adeguamenti di mentalità, di usi e costumi, ma l’evoluzione socioeconomica, dovrebbe convivere, anche da noi come avviene altrove, con la difesa delle tradizioni e dell’ atavica cultura popolare, che identifica un determinato comprensorio storico-geografico. Purtroppo dalle nostre parti, e non solo, il provincialismo acritico ed imitativo, segno di colonialismo culturale, sta relegando ad aree sempre più ristrette la “Quaravesima secca secca” e le connesse manifestazioni, a tutto vantaggio delle zucche svuotate e degli scheletri di Halloween, completamente estranei alle nostre storiche tradizioni e veicolati ad arte dai persuasori occulti dei mezzi di comunicazione. Siamo grati al Comune di Nola ed alla Pro Loco per la lodevole iniziativa di rinnovare una nostra antica e popolare usanza, da tramandare alle nuove generazioni e della quale non si ha nessun motivo di vergognarsi.

Note:

[1] Sono previste: La Serata della Braciola, del Migliaccio e della maschera nolana di Fra Braciola (6 febbraio), la XVIII mascherina d’Argento con relativa premiazione (7 e 9 febbraio). Cfr programma riportato dal Cazziblog,.”Carnevale nel Nolano. Programma dei festeggiamenti a Palma Campania. Saviano e Nola”, 23 gennaio 2016.

[2] In Puglia il pupazzo è chiamato Quarantana.

[3] A Nola si svolgeva la sceneggiata dell’operazione chirurgica al fantoccio di Carnevale, con la sua morte e relative  esequie, tradizione questa ancora viva in Puglia e in altre regioni meridionali, si allestiva ‘o palo ‘e sapone (l’albero della cuccagna,), e si ballava la quadriglia (il laccio d’amore).

[4] Filastrocche di contenuto simile si riscontrano in tutto il Meridione. Ricordiamo quella di Agnone nell’Alto Sannio: Quarésema puverèlla, cu na péscia e na sardèlla, nu scuocchiere de cipolle  e nu pejette de fafe a mollo (Quaresima poverella, con un pesce e una sardella, una buccia di cipolla,  e un piatto di fave a mollo).