“IO DICO STOP”. Cinzia ha detto “stop!”. Intervista ad una vittima della violenza.

IO DICO STOP. Cinzia ha detto stop!. Intervista ad una vittima della violenza.

IO DICO STOP. Cinzia ha detto stop!. Intervista ad una vittima della violenza.a cura di Giovanna Acierno

Cinzia Beneanato: una donna come tante che si incontrano al Supermercato, a fare la coda in posta o dal parrucchiere ma con un passato, purtroppo, singolare. Mercoledì scorso, insieme a voi, ho affrontato il teme del femminicidio, sottolineando come questo crimine fosse l’ultimo stadio di un climax ascendente. Molte, per fortuna, sono le vittime scampate alla morte che hanno avuto il coraggio di rialzarsi e denunciare, Cinzia è una di quelle. Ho conosciuto Cinzia per caso, in una pagina Facebook antiviolenza sulle donne, ho letto la sua storia e ne sono stata colpita. Le ho proposto, così, di rilasciarmi un’intervista e lei ha, gentilmente, accettato. L’intervista è riportata, integralmente, qui di seguito.

In cosa consiste la violenza che lei ha subito? Chi era il suo “aguzzino”? Violenza domestica, fisica e psicologica da parte del mio ex marito. IO DICO STOP. Cinzia ha detto stop!. Intervista ad una vittima della violenza.

Da quando ha iniziato ad avere atteggiamenti violenti? Per quanto tempo è andato avanti? Dal primo giorno di matrimonio o meglio dalla prima notte di nozze. Lui era cambiato totalmente rispetto al periodo di fidanzamento. Alternava momenti di galanteria a momenti di pura violenza magari ritornavo a casa, dopo una giornata di lavoro, e aprendo la porta mi ritrovavo stampata nella parete di fronte o lui cercava di soffocarmi. Questa sopraffazione è andata avanti fino al 5° anno di matrimonio, in un crescendo che, ad oggi, mi fa ritenere viva per miracolo. La mia storia però è molto diversa. Perché? Non c’era una situazione di povertà, né una situazione di ignoranza (pochi titoli di studio o poche esperienze). Avevamo raggiunto un tenore di vita alto in Spagna, dove in quegli anni vivevamo e dove si è consumata la violenza.

Cinzia, può essere più precisa? Io ero una donna ammirata ed affermata per il mio lavoro ed avevo fatto carriera prima di lui. Lui all’inizio ne era orgoglioso, poi credo che abbia iniziato a pesargli. 

Lei ne parlava con qualcuno? No, ho sempre tenuto tutto per me, perché credevo di riuscire da sola a cambiare le cose, facendo forza sul mio amore che era forte e sincero soprattutto quando ho visto che il suo essere violento era dovuto a traumi vissuti da bambino. Poi, non ho mai parlato con altri perché lui mi minacciava di fare del male ai miei in Italia. Oltre tutto, non avevo prove tangibili: la sua parola di biologo contro la mia!

Con lui ne parlava? Si, con lui ne parlavo sempre perché non capivo il suo atteggiamento sempre violento senza alcuna motivazione (non gli ho mai dato modo di essere geloso). Ho cercato di chiedere aiuto a lui, gli chiedevo di andare insieme a fare di terapia di coppia in modo che, con l’ausilio di figure competente, potevano capire cosa non andasse.

Ha deciso di denunciare? Se si, quando? Si, quando avevo delle prove tangibili e quindi quando mi faceva dei segni tangibili (anche se stava attento anche a quello) o quando avevo dei testimoni. Un atto di violenza si è consumato davanti alle guardie civili spagnole che lo hanno denunciato.

Questa persona, presumo sia stata punita. Si, è stato processato in Spagna per direttissima ed il giorno dopo è stato arrestato. Inoltre, gli è stato proibito di avvicinarsi a me per 2 anni e mezzo ed è stato sottoposto ai servizi socialmente utili. Io, invece, sono stata sottoposta ad un programma per vittime. Ho portato un gps per 24h al giorno che registrava ogni movimento. 

Ecco che peso psicologico ha avuto su di te questo avvenimento? Riesci a relazionarti ad un uomo? All’inizio ovviamente, no! Non riuscivo neanche a dare la mano ad un uomo per salutarlo.

Chi ti ha aiutato? Sono stata aiutata dalla mi grande fede e dalla mia grande famiglia nonché dai miei amici che mi sono ritrovata accanto come fratelli anche se ho continuato ad avere anni tremendi, arrivavo a pensare al peggio perché ho dovuto rinunciare a tutto e ricominciare da zero, ritornando in Italia, al mio paese.

C’è qualcosa che lei si sente di dire a chi sta subendo? Ovviamente quello che è giusto fare è denunciare ma in Italia per dare sicurezza alle vittime bisognerebbe cambiare leggi ed essere rapide e serie. Solo così, le vittime potranno sentirsi più tutelate e potranno aumentare le denunce. Le donne non devono aver paura e non devono vergognarsi di ciò che hanno subito.

Oggi hai scrollato di dosso tutto questo male? Come ti senti? Oggi ho scrollato di dosso il male perché ho una grande fede in Dio. Anche se ne parlo senza difficolta, però, le cicatrici sono dentro di me e saranno lì per sempre. Oggi sono serena perché ho accanto a me un grande uomo: mio marito!

Io, ringrazio Cinzia per l’intervista. Spero che possa essere da insegnamento a quante stanno passando ciò che lei ha passato e spero che il muro del silenzio venga, finalmente, abbattuto.