“IO DICO STOP”. “Sono gay ma sono esattamente come gli altri”. La testimonianza di Antonio Gaglione detto “Fiorellino”

IO DICO STOP. Sono gay ma sono esattamente come gli altri. La testimonianza di Antonio Gaglione detto Fiorellino

IO DICO STOP. Sono gay ma sono esattamente come gli altri. La testimonianza di Antonio Gaglione detto Fiorellino

di Giovanna Acierno

Nel corso della mia vita ho avuto modo di leggere ed ascoltare diverse posizioni su questo argomento, alcune molto contrastanti dal mio modo di pensare, ma che vorrei comunque riportare. C’è chi sostiene che: “L’atto omosessuale è un atto contro natura; o che gli atti omosessuali rappresentano un’occasione di piacere momentaneo e disordinato, ma impediscono la felicità alla persona; che l’omosessuale rimane sempre una persona e, pur essendo condizionata da un punto di vista emotivo, ha in sé quella libertà della volontà che gli consente di resistere all’inclinazione disordinata e di essere padrona dei propri atti; che l’atto omosessuale è un atto sbagliato, che è un sintomo di un problema emotivo” etc. Se dovessi darne io una definizione sosterrei che l’orientamento eterosessuale corrisponde all’attrazione per persone di sesso diverso dal proprio, mentre le persone omosessuali si sentono attratte da individui dello stesso sesso, ma specificherei che entrambi si sentono attratti non solo fisicamente e sessualmente, ma anche emotivamente e l’omosessualità la connoto soprattutto con il desiderio di Amare.

Non è quindi possibile, per il mio modo di vedere, ridurre tutto a semplici atti sessuali, ma a caratteristiche di personalità e identità che seguono percorsi complessi e personali. Eterosessualità ed omosessualità sono per me due forme normali della sessualità umana. I pregiudizi presenti nella nostra società sono notevoli e numerosi, ma mi chiedo: “Chi è l’uomo per definire cosa sia giusto o sbagliato e per imporre ed imporsi sugli altri?” Si parla tanto di promuovere la libertà di espressione e l’emancipazione dell’essere umano attraverso la conoscenza di sé e del mondo e allora com’è possibile che due persone omosessuali debbano ancora avere addirittura il timore di camminare mano nella mano? Che abbiano paura di scambiarsi anche i più semplici gesti di amore e tenerezza, come una pura carezza? Il tema della discriminazione degli omosessuali,le battaglie da essi combattute per ottenere gli stessi diritti civili degli eterosessuali e quindi anche e soprattutto quello di sposarsi,sono argomenti di cui da tempo si discute nella società e nel Parlamento. Da giorni,infatti, il Parlamento è alle prese col Maxiemendamento sulle unioni civili,il Ddl Cirinnà che prende il nome dalla promoter Monica Cirinnà, senatrice della Repubblica per il PD. Approvato al Senato con 173 voti favorevoli e 71 contrari adesso il ddl deve essere approvato alla Camera. Esso regolamenta l’Unione civile tra persone dello stesso sesso facendo riferimento agli Artt. 2 e 3 della Costituzione relativi ai diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo e sia nelle formazioni sociali e all’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso. Quale sarà la sorte di questo provvedimento? Lo scopriremo solo vivendo.

IO DICO STOP. Sono gay ma sono esattamente come gli altri. La testimonianza di Antonio Gaglione detto FiorellinoOggi, il protagonista della mia rubrica è un gay accoppiato. La sua testimonianza è un inno all’Amore ed è per questo che trova la mia totale approvazione. Io credo che l’Amore non sia mai un peccato e credo che non ci sia niente di più bello al mondo del sentimento che possono provare due persone : l’una per l’altra indipendentemente dal fatto che queste siano dello stesso sesso o di sesso opposto purché il loro Amore o la loro attrazione venga concretizzata ” nel rispetto e nella volontà di ognuno di loro”. Lui è Antonio Gaglione, originario di Avella ma da un bel po’ di anni vive a Cesenatico col suo compagno suo omonimo. Nella sua dichiarazione Antonio mostra la sua indignazione per un amore forte che, per cause a lui non imputabili, non può concretizzarsi e si rivolge a tutti quei genitori che vivono ancora l’omosessualità come una “malattia” facendo sentire i propri figli sbagliati, affinché costoro si schierino a favore dei figli proprio come i genitori di Antonio. Vi riporto di seguito la testimonianza di Antonio.

“Io sono Antonio,Antonio Fiorellino. “Fiorellino” è l’appellativo che mi do, forse potrà essere fonte di ilarità ma è intriso di significato. Non scambiatelo come sinonimo di “frocio”, fiorellino perché sono sbocciato proprio come fanno i fiori ed ho avuto il coraggio di dichiarare a tutti, fregandomene di quello che avrebbero poi potuto pensare, chi era Antonio e la sua vera natura. Sono gay, lo sono dal ventre di mia madre e l’omosessualità non è una malattia di cui devo liberarmi. Sono gay ma sono esattamente come gli altri. Come gli altri adempio ai miei doveri di cittadino pagando le tasse, prendendo parte all’attività politica e andando a lavoro ogni giorno. Ho sempre pensato che nella vita vigesse il principio del “do ut des” ( do per ricevere) però, pur adempiendo in toto ai miei obblighi,alcuni diritti nonché quelli più importanti per un uomo non mi vengono riconosciuti. ” Gay e famiglia” un binomio imperfetto. Ma perché? Chi lo dice? Si è vero a livello legislativo la condizione necessaria per stipulare un matrimonio e costituire quindi,una famiglia è la disparità sessuale ma l’umanità non conta più? A livello umano ,infatti, alla base di un matrimonio e per nutrire una famiglia c’è bisogno soltanto di AMORE. Ed è amore non solo quello tra Tizia e Caio ma anche quello tra Caio e Tizio che insieme si sostengono e sono felici proprio come me ed il mio compagno Antonio. Per quanto mi riguarda, i veri ostacoli che ho dovuto e devo tutt’ora superare sono di natura istituzionale. A livello sociale, nei rapporti con i miei concittadini non ho dovuto “combattere” per farmi accettare. Sono originario di Avella,in provincia di Avellino e da oltre 10 anni vivo a Cesenatico vicino Rimini. Avella rispetto a Cesenatico è più circoscritta ed il bagaglio culturale nonché sociale è più leggero e quindi mentirei se dicessi che in tema di omosessualità c’è la stessa apertura mentale; però, eccetto quella minoranza di popolazione che era solita additarmi come “il figlio di Tizio o’ ricchiunciell” la maggioranza degli avellani mi ha sempre accettato per come sono facendomi sentire né inferiore, né superiore semplicemente una PERSONA NORMALE, proprio come i miei attuali concittadini. Se dovessi usare una parola per descrivere la mia vita quella giusta sarebbe: LIBERTÀ! Sono infatti stato sempre libero di fare quello che volevo, di viaggiare alla sventura insomma libero sotto ogni aspetto. Un proverbio dice “il troppo storpia” ed infatti la troppa libertà da un lato mi si è rivoltata contro facendomi avvicinare alla droga o alle fetide mura delle carceri, da cui mi sono fortunatamente liberato, però al contempo il mio essere un libertino mi ha permesso di non soffocare alcuna mia emozione e di vivere da gay ma di vivere liberamente. La mia vera fortuna, però, sono stati i miei genitori che non hanno avuto bisogno di discorsi mirati fatti da terzi per accettare la mia natura. Mia padre e mia madre hanno sin da subito capito io chi ero e hanno continuato a riservarmi il trattamento che un figlio merita che sia etero e non. Non tutti però hanno avuto la mia stessa fortuna. Sento spesso di ragazzi e ragazze omosessuali che vanno via di casa e arrivano al gesto estremo del suicidio perché vivono in una famiglia troppo retrograda che vive l’omosessualità come uno scandalo e l’associa ad una macchia nera che guasta il decoro famigliare. È proprio lì che i genitori falliscono. Qualunque strada un figlio voglia intraprendere deve avere l’appoggio dei problemi genitori che combattono con e per lui a meno che la strada percorsa non sia sbagliata ma non è questo il caso perché qui parliamo di amore. Genitori e figli devono dialogare. Il dialogo è alla base dell’accettazione. Voi, genitori, non fate sentire i vostri figli sbagliati fateli sentire figli e basta. Immaginate la vostra vita senza di loro, forse solo così capirete che la vera fortuna è averli. A dirvi questo è una persona innamorata del suo compagno ma che si sente come un albero che non può fruttare. Una persona che per il solo fatto di vivere in Italia e di essere Gay non può avere un figlio che sarebbe amato e accudito come i figli delle famiglie “ordinarie”. L’Italia deve darsi una svegliata e deve farlo in nome dell’amore che da sempre l’ha contraddistinta”

Ringrazio Antonio per aver rilasciato questa bella testimonianza e per la bella foto che ha deciso di inviarmi di lui e del suo compagno. Colgo l’occasione per augurare una buona Pasqua a tutti i miei lettori rinnovandovi l’appuntamento a mercoledì prossimo e continuate a scrivermi per raccontare la vostra esperienza.