LA PAROLA DELLA DOMENICA. Gesù risorto è la vera pace

LA PAROLA DELLA DOMENICA. Gesù risorto è la vera pace

SECONDA DOMENICA DI PASQUA    – ANNO A –
Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

‘’La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi’ ‘’.
Gesù entra nel luogo dove erano riuniti gli apostoli e con amore e determinazione dice: ‘’Pace a voi!’’.
Non è l’augurio della pace ma, in un certo senso, è una pace ‘’imposta’’ in quanto chi mette Gesù ‘’in mezzo’’ alla propria vita, inevitabilmente vive con il cuore pieno di pace.
Tutti vogliamo la pace ma molti purtroppo vanno a cercarla in posti e persone sbagliate.
Solo Dio può donare la vera pace, perché non si perde e non può venire mai meno, anche se il mondo dovesse crollarci addosso, perché Dio è fedele.
Gesù aggiunge: ‘’ Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi ‘’. Anche se è continuamente tentato dal male, il vero cristiano sa di essere un inviato di Dio a ‘’costruire’’ la Sua Chiesa.
Siamo la Chiesa di Pietro e di Giuda e nello stesso tempo di Maria e di Giovanni; siamo la Chiesa nella quale crescono insieme il grano e la zizzania: eppure a questa Chiesa, Gesù ha consegnato il Vangelo della pace, il potere di salvare e di redimere.
Qualcuno potrebbe obiettare e dire: ‘’Gesù non tiene conto, allora, delle nostre debolezze?’’.
Certo che si! Non a caso il primo potere che Gesù dona alla Sua Chiesa è proprio quello di perdonare.
Gesù dice: ‘’ Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi’’.
In questo momento Gesù istituisce il sacramento della penitenza o della confessione perché sa bene che ogni singolo cristiano e la Chiesa non sono impeccabili.
Dunque mai dire: ‘’non commetto peccati’’ oppure pensare che la confessione sia solo un modo per stare apposto con la propria coscienza. ‘’La confessione’’ è  il sacramento della umiltà dell’uomo che riconosce la propria debolezza e povertà  e della misericordia del Padre.
Chi trova sempre tante scuse per non celebrare il sacramento della penitenza vuol dire che non ne ha compreso il suo profondo significato.
Il vero cristiano, dunque, non si scoraggia per i proprio peccati, ma ugualmente non si scandalizza per i peccati degli altri. Egli sa che può sempre chiedere perdono, ma deve perdonare a sua volta senza condannare gli altri né giudicare gli altri.
Molta gente per poter credere vuole vedere qualcosa, esige un segno. La Chiesa deve offrire il segno del perdono ricevuto e donato. Questo è il segno più grande della presenza del risorto.
Auguri di pace a tutti.

Don Giuseppe Parisi