BAIANO. Sagrato di Santo Stefano, in scena eccellenti talenti artistici e flashback di storia: pregevole omaggio a don Fiorelmo per i 50 anni di guida spirituale della comunità

BAIANO. Sagrato di Santo Stefano, in scena eccellenti talenti artistici e flashback di storia: pregevole omaggio a don Fiorelmo per i 50 anni di guida spirituale della comunità

di Gianni Amodeo           

E’ calato il sipario sulla cinquegiorni  diriflessione, preghiera e qualche momento distensivo”, indetta ed organizzata per onorare il 50.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Fiorelmo Cennamo, la cui  esperienza di vita presbiterale e parroco viene svolgendosi dal 1975 nella piccola comunità cittadina, con l’impegno, la discrezione e il garbo di sempre. Una cinquegiorni, indetta e organizzata dal Consiglio pastorale parrocchiale,  per rendere omaggio alla commendevole ricorrenza in sé e per sé nella sfera strettamente personale dello stesso don Fiorelmo, e, al contempo, per ri-scoprire il senso ampio  dello spirito di servizio e i vincoli che legano il sacerdote alle comunità di riferimento per credo religioso, nell’esercizio del ministero pastorale e nella professione di fede nei valori del Vangelo. Un’interessante opportunità, per dir così,  ch’è valsa a porre sotto i riflettori del comune discorso  proprio la missione del sacerdote cattolico nella complessa  società del nostro tempo, fortemente secolarizzata e attraversata sempre più da profondi e rapidi cambiamenti di costumi e visioni di vita, mentre sullo sfondo  pesa e grava la crisi delle vocazioni sacerdotali, in modo crescente e irreversibile.

 Su queste coordinate si è dipanato, dal 29 agosto a sabato, due settembre, il percorso che  nelle ore serali ha  visto succedersi nella Chiesa parrocchiale di Santo Stefano, oltre che riti liturgici, significativi momenti di catechesi, con temi analizzati e focalizzati da monsignor Gennaro Acampa– già vescovo ausiliare di Napoli–  la figura del  sacerdote secondo lo stile di Maria , e da monsignor Beniamino Depalma– già arcivescovo vescovo di Nola– sul … sacerdote, volto della misericordia di Cristo ; momenti ch’erano stati introdotti dall’Adorazione eucaristica, animata da don Gennaro Romano, rettore del Seminario vescovile nolano, e punteggiata  dal commento del versetto che recita … e anche per mandarli a predicare, tratto dal Vangelo di Marco.

E va evidenziato che il percorso era stato  aperto dalla celebrazione eucaristia in memoria dei defunti, con tema di meditazione dettato dal versetto …ne costituì dodici che stessero sempre con lui, estratto sempre dal Vangelo  di Marco, per approdare all’epilogo della concelebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Francesco Marino. Un approdo liturgico, vivamente partecipato dalla comunità, con l’intervento della delegazione della civica amministrazione, guidata dal sindaco Enrico Montanaro, e composta dal presidente del Consiglio, Francesco Napolitano, e dalle assessore Antonella Crisci e Giuditta Napolitano. Ed era il Sagrato della Chiesa, dedicata al Santo Levita, a trasformarsi in … teatro all’aperto, per ri-capitolare il significato della cinque giorni, al filtro dell’interazione che da circa mezzo secolo corre  tra la comunità e don Fiorelmo parroco.

 

Teatro all’aperto per ri-scoprire la Baiano di ieri

 

            Era la coinvolgente rappresentazione  che scandiva e metteva in scena l’agile  testo-canovaccio, scritto da Franco Scotto, versatile autore teatrale, per uno spettacolo vario, ma sui generis, e presentato  da Giusy De Laurentiis  con la  spigliatezza e il brio che le sono peculiari. Una successione di schizzi e quadri – seguita dal folto pubblico che aveva trovato posto su comode sedie distribuite sullo Stradone d’accesso al Sagrato dai bianchi marmi- che faceva ricordare la Baiano di ieri, ad iniziare dalla metà degli anni  ’70 in coincidenza proprio con l’arrivo di don Fiorelmo, per assumere la guida della parrocchia dei Santi Apostoli, che sarà  successivamente accorpata a quella di Santo Stefano,  “ed io – ricorda- non ero ancora nata”.

Ed ecco apparire sullo schermo del videoproiettore, le immagini di don Santo Cassese, parroco di Santo Stefano, e del professore Francesco Sgambati, segretario delle Scuole elementari, figure di spiccata popolarità nella vita cittadina; sarà  lo stesso schermo su cui appariranno le immagini di Sandro Pertini e  Aldo Moro, assertori delle libertà dello Stato repubblicano e dei principi della democrazia, evocando, per contrasto, le tristi e ignobili  vicende che attraversarono quegli anni, segnati dal terrorismo delle “brigate rosse” e dallo stragismo dei neri” con obiettivi di destabilizzazione, che non fecero nessuna breccia e non incontrarono consenso, a conferma della maturità democratica della società.

 Sono anche gli anni, in cui sono eletti due Papi, Giovanni Paolo I, appena beatificato, e Giovanni Paolo II, il Papa di Solidarnosc e delle grandi aperture umane e sociali, che preludono di riflesso a ri-disegnare e rafforzare lo spirito comunitario europeo, ch’era stato innescato dai Trattati di Roma nel ’57, aprendo gli itinerari dell’Unione europea  del nostro tempo.  E’ il gioco delle immagini che prosegue, per fissare la tragedia del terremoto del novembre dell’ 80 e del febbraio dell’81, particolarmente distruttivo e  devastante in Campania e Basilicata. Le immagini del dramma di oltre 40 anni fa parlano da sole, ma le notazioni e le sottolineature incisive che Giusy De Laurentiis sviluppava, erano di  stringente e realistica attualità, nel far risaltare il grande mutamento sociale  innescato dagli eventi sismici, nel segnare “un punto di svolta, non sempre in meglio, e da allora nulla è stato più come prima” nella realtà sociale e civile dei territori, senza dire delle Chiese danneggiate e rese  inagibili dalle scosse telluriche, con le funzioni e i riti religiosi che si svolgevano nei containers.

Erano frammenti di  cronistoria, tra cui risaltavano quelli legati alle contese politico-amministrative per la sindacatura comunale, con protagonisti l’on.le Stefano Vetrano, del Pci, e il dottor Pietro Foglia, della Dc, il ricordo di Palazzo Spagnuolo che ospitava le bambine e i bambini, dove le Suore della Carità insegnavano il Catechismo e gestivano l’Asilo, propedeutico alla frequenza delle Scuole elementari nell’imponente edificio in stile umbertino  di piazza Napolitano, il primo dismesso e cadente, il secondo demolito. Un’onda di testimonianze, per fissare il valore delle missioni ecclesiali locali e l’incontro dei giovani della comunità parrocchiale  con il Movimento dei Focolarini all’insegna del modo nuovo di vivere la fede cristiana, con le frequenti gite a Loppiano, in Toscana, partecipando con frequenza ai concerti del Gen Rosso. E senza dire della “processione”  del Maio,- simbolo del culto arboreo del territorio- con il rito della sacra benedizione, officiato all’imbocco di via Roma, nell’incrocio con il curvone della Circumvallazione della Strada statale della 7-bis.

 Era un vivido affresco di memorie, quello che componeva  Giusy De Laurentiis, accompagnandolo e ravvivandolo  con gli intrecci musicali e canori dei repertori- di genere classico all’italiana e di genere napoletano, classico e popolare-  del duo Franco e Stefania Acierno, padrone e figlia,  di Sabrina Crisci, Daniela Prevete, Caterina Russo, e filo conduttore nell’esibizione della band Lucio e dintorni– ed è tutta un omaggio a Lucio Battisti– composta da Vincenzo Balbi, Nadia Donnarumma, Michele Salapete, Ivano Ponticelli, Stefano Napolitano classe86 e Stefano Napoletano classe92. Una bella schiera di talenti, accomunati dalla passione per la musica e il canto, condivisa con altre attività di professione e lavoro, e in vari casi con formazione specialistica acquisita o in via di acquisizione nei Conservatori musicali  di Napoli e Avellino.

Uno scorcio interessante e calzante con l’atmosfera dell’evento, era dedicato alla preghiera, il cui valore si risolve e consiste nell’ascolto della parola di Dio, nell’adempimento dei principi del Vangelo. Un tema affidato all’interpretazione di uno squarcio della commedia intitolata  Vincenzo De Pretore, nel passaggio in cui Eduardo De Filippo interroga e s’interroga sul senso dell’ “ anche i cattivi pregano”;  interpretazione,  fornita con verve da Antonio Lippiello e Alberto Tortora, giovanissimi e duttili attori della cooperativa ProTeatro, per una risposta ambivalente e… sospesa. Non poteva mancare nell’intera narrazione, il legame di don Fiorelmo con le tante famiglie, di cui ha celebrato le  nozze, unendole nel sacramento matrimoniale. Un legame di affetto e stima, di cui si facevano “ambasciatori” con la lettura di propri pensieri e versi, il dottor Michele Stingone e la sig.ra Felicetta Cece, in nome di  madri e padri, ora nonne e nonni ….

Ps. Le foto sono state cortesemente rese disponibili dal professore Carmine Montella che si ringrazia.

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