BAIANO. Celebrata la giornata dell’Unità Nazionale.

BAIANO. Celebrata la giornata dell’Unità Nazionale.

Evocata dalla comunità cittadina – in un’ atmosfera di commossa partecipazione-  la BAIANO. Celebrata la giornata dell’Unità Nazionale. BAIANO. Celebrata la giornata dell’Unità Nazionale. BAIANO. Celebrata la giornata dell’Unità Nazionale. BAIANO. Celebrata la giornata dell’Unità Nazionale.Giornata dell’Unità nazionale, con l’intervento delle  rappresentanze istituzionali, guidate dal sindaco Enrico Montanaro, della Compagnia dei carabinieri e della Tenenza della Guardia di Finanza, oltre che dalle scolaresche dell’Istituto comprensivo “Giovanni XXIII” e “Giuseppe Parini”.

                Il corteo, muovendo dalla sede dell’Istituto, con il Gonfalone  comunale e le bandiere delle associazioni cittadine  ha attraversato via Scafuri e corso Garibaldi, sostava nell’area monumentale  dedicata ai Caduti in guerra, dov’é  stato allestito l’Altare cerimoniale per la  celebrazione eucaristica, officiata dal parroco don Fiorelmo Cennamo, assistito da don Francesco Tulino  e dal diacono Nunzio Petrillo.  Nell’omelia don Cennamo  ha  evidenziato il valore della pace e  della concordia tra i popoli, mentre alla  conclusione della rito liturgico,  il  “primo cittadino”  in rapidi flash rivisitava le vicende storiche che hanno punteggiato la società italiana dalla Grande guerra al Secondo  conflitto mondiale, per sottolineare il significato della Giornata dell’Unità nazionale, alla luce dei valori della libertà e della democrazia.  E c’era il  momento toccante, nel corso del quale il presidente dell’Associazione dei combattenti e reduci, dottor Michele Stingone,  consegnava a dieci concittadini ultraottantenni gli attestati di gratitudine per l’appartenenza al civico sodalizio, rappresentativo di  quanti hanno onorato e servito la Patria e i suoi ideali.

                Seguiva la benedizione della lapide, affissa sulla facciata del palazzo comunale e dedicata alla memoria del sotto-ufficiale dell’Arma dei carabinieri Nicola Litto, impegnato nel servizio di scorta ad un furgone delle Poste italiane ed  ucciso nel 1936  in un agguato, in Africa Orientale. L’epilogo della manifestazione, in Villa comunale con la sosta di raccoglimento e meditazione al cospetto della stele, eretta alla memoria delle vittime civili del bombardamento del 18 settembre del 1943. Una sosta segnata dalle note  dell’Inno di Mameli, con l’ esecuzione a ritmo di flauto  fatta dai ragazzi e dalle ragazze delle scuole elementari. Un’esecuzione eccellente ed applaudita caldamente.

A scandire le  fasi centrali della manifestazione, le intense e commoventi tonalità del  “ Silenzio fuori ordinanza” – dedicato a tutti coloro che si sono immolati per il bene nazionale-  suonato da quell’autentico e prestigioso virtuoso della tromba, qual è il Maestro Giuseppe Mancini. Ad imprimere il sigillo sul significato profondo dell’evento era  la lettura della composizione in accurato  vernacolo napoletano, “ ’O monumento ”, proposta dall’autore stesso, Enrico Stago. Una rievocazione schietta e appassionata delle vittime del bombardamento  del ’43, di cui é plastica e particolare rappresentazione  il ricordo dei bimbi innocenti travolti ed uccisi dalle macerie delle case distrutte. Ed ecco il testo della composizione, che merita attenzione per l’autenticità e …l’attualità  dei sentimenti e delle idee espresse dal’autore.

‘O MUNUMENTO

‘Na preta ‘e marmo ianca e squadrata,

cu ‘na sfilza ‘e nomme ‘e tanta gente:

masculi, femmene, giuvene, viecchi e criature.

“Che me rappresenta stu piezz’ ‘e marmo

liscio e lucente, tutto scritto ‘e nomme

strane e mai cunusciute?

-dicette ‘nu guaglione, parlanno c’ ‘o cumpagno suoio-

“Tu vuò sapè a che serve? Che valore tene?”

-risponnette ‘o cumpagno, ch’era ‘nu poco chiù scetato:

“Cà, int’a ‘sta preta, che te pare

fredda, inutile e senza vita,

si staie ‘nu poco attiente,

siente ‘e llucche d’ ‘e criature,

che murerono sott’ ‘e bumbardamente;

siente ‘e vvoce d’ ‘e mamme,

che s’abbracciavano ‘e figlie lloro:

se vede ‘a gente, che cade sott’ ‘ecase

scarrupate d’ ‘o ffuoco d’ ‘e bombe”.

“Allora –risponnette ‘o guaglione –

nun è inutile ‘stu munumento,

ch’ arricorda ‘a morte atroce ‘e tante famiglie,

‘e tante criature ‘nnucente

che stevene a casa loro,

aspettanno ‘o pate che turnava d’ ‘a fatica,

pe cenà tutt’insieme attuorn’ ‘a tavula

mangià ‘nu poco ‘e pane tusto,

spugnato ‘int’ all’acqua

e cu ‘nu file d’ uoglio ‘coppa”.

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