BAIANO. Campo di Summonte, se l’erosione naturale incrocia le diffuse “omissioni” sociali e istituzionali… il disastro è dietro l’angolo

BAIANO. Campo di Summonte, se l’erosione naturale incrocia  le diffuse “omissioni” sociali e istituzionali…   il disastro  è dietro l’angolo

   La morfologia delle aree montane è complessa e delicata per gli equilibri, su cui si regge e che ne costituiscono l’essenza. E’ la morfologia paesaggistica, che, in virtù dei peculiari habitat di flora e fauna, rende le stesse aree presidi insostituibili per la salvaguardia del territorio nel suo complesso e segnatamente per la tutela delle aree di valle e pianura. Un assetto ed una configurazione, che, tuttavia, nel conferire la connotazione identificativa dei contesti sociali ed ambientali, sono interessati dai graduali processi di trasformazione naturale, indotti da molteplici fattori; processi, che se la mano dell’uomo non “governa” con la necessaria cura, ancorata ai principi del comune buon senso e di intelligenza, finiscono per alterarne gli equilibri, con il degrado che diventa irreversibile, fino a snaturare o addirittura a cancellarne la primaria fisionomia.

La sequenza di immagini, che viene proposta, fa parte di una delle sezioni dell’ampia ed importante fototeca naturalistica, che Stefano Lanziello – geologo di professione- da anni viene realizzando, con spiccato senso per la ricerca scientifica e con encomiabile spirito di volontariato civico, facendo leva- ed esclusivamente- su rilevanti sacrifici personali. E’ il racconto visivo dell’erosione progressiva – in atto dal 2008 e che prosegue nell’anno in corso- di un’area, che afferisce al Campo di Summonte, in quota superiore a mille metri. Un processo naturale, certamente in origine, rispetto al quale, però, fa da sponda coadiuvante proprio l’assenza dell’uomo e soprattutto delle articolazioni pubbliche, che, a vario titolo di funzione e responsabilità per competenza, dovrebbero intervenire, per contenere e circoscrivere il degrado avanzante verso il disastro…

Le immagini parlanti sono – purtroppo- uno spaccato di altri siti montani negletti e trascurati, affioranti qua e là, “a macchia di leopardo “; siti, segnati dall’erosione, ma anche aggrediti costantemente e da anni- persino nei mesi invernali- e con metodo criminoso da devastanti incendi, che fanno “tabula rasa” di boschi e sottoboschi, desertificando i suoli, per non dire dei tagli boschivi, condotti con mano “pesante”, e senza tralasciare gli insediamenti abitativi, che spuntano come funghi, con strade di accesso che “incidono” sui pendii….per sistemare tralicci e quant’altro sia funzionale ai servizi degli stessi insediamenti, che “nascono” in genere come strutture di supporto ad attività silvo-agro-pastorali. Una situazione, il cui perdurare rischia di sfigurare irrimediabilmente gli ancora inconfondibili scenari di bellezza naturale del Parco del Partenio, di cui il Campo di Summonte è parte. E torna opportuno ricordare che siamo in quella Campania, che conta oltre cinquemila operai idraulico-forestali, con contratti di lavoro a tempo determinato e a tempo indeterminato, nel libro-paga della fiscalità generale e regionale.

Una considerevole forza-lavoro, la cui portata, però, stride con lo stato generale delle aree montane regionali, la cui manutenzione da sempre è deficitaria. Una condizione, per la quale si evidenzia un palese ed irrisolto problema sia di “missione” che di normale “governance”, se solo si consideri che nel Veneto, regione montana per antonomasia, gli operai idraulico-forestali a libro-paga della fiscalità pubblica sono quattrocento con i risultaticartolina della buona conservazione e tutela delle aree montane, da sempre eccellenti e ben noti attrattori turistici. Sono i risultati-cartolina, in cui la regolare gestione pubblica dei beni comuni interagisce con la cultura sociale delle comunità venete. A servizio della vivibilità ambientale e dell’economia produttiva reale…

   Ma il Veneto è l’Altra Italia per l’insipienza e altro che predominano dalle parti nostrane.