Unisannio, studenti gratis a Città Spettacolo.

Unisannio, studenti gratis a Città Spettacolo.

Dal sistema della “vendetta” a quello del “tribunale”: l’Università sannita manda i suoi studenti a teatro. Domenica 13 settembre, nell’ambito della trentaseiesima edizione di “Città Spettacolo”, sarà rappresentata integralmente l’Orestea, regia di Luca De Fusco. L’Oresteadi Eschilo, unica trilogia ad essere sopravvissuta fino ai nostri giorni, racconta il passaggio da un sistema basato sulla vendetta ad uno basato sul tribunale. Si tratta dunque di uno degli argomenti base dell’insegnamento storico del primo anno della Laurea Magistrale in Giurisprudenza. Di qui, la singolare iniziativa del Dipartimento DEMM dell’Università degli Studi del Sannio: mettere a disposizione 20 biglietti per la rappresentazione in programma il 13 settembre al Teatro Romano. I biglietti saranno assegnati ai primi 20 studenti del Corso di Laurea in Giurisprudenza che si prenoteranno via mail al seguente indirizzo: aglaia.mcclintock@unisannio.it. Intanto, nella giornata di domani, alle 12.30, dopo le prove di ingresso per gli immatricolandi, la professoressa Aglaia McClintock terrà una lezione propedeutica alla rappresentazione, che costituisce un’anteprima del corso di Istituzioni e storia del diritto romano. Titolo della lezione: Dalla Vendetta al Tribunale. “Il passaggio dalla vendetta al diritto – ha tenuto a sottolineare la professoressa McClintock – è un momento di difficile trasformazione in tutte le società in cui ha luogo. L’Orestea (Ὀρέστεια), la trilogia formata dalle tragedie di Eschilo Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi , racconta in versi indimenticabili il doloroso passaggio dal sistema della vendetta all’istituzione del primo tribunale, l’Areopago, che ruppe la catena del sangue apertasi con l’assassino di Agamennone. Vietare una pratica non significa estirparla, cancellarla dalla vita sociale, soprattutto quando si tratta di una pratica come la vendetta, considerata per secoli, prima della nascita della comunità politica, come un dovere sociale al quale non ci si poteva sottrarre, pena la perdita dell’onore o del potere. Nonostante Draconte avesse vietato con una legge nel 621-620 a.C. il ricorso alla vendetta, gli Ateniesi continuarono per secoli a valutarla culturalmente come un comportamento ben più nobile del processo, che essi intendevano come vendetta giudiziaria”.