NOLA. La vicenda di Sasha addolora un intero territorio

NOLA. La vicenda di Sasha addolora un intero territorio

La morte di Sasha, il senzatetto barbaramente pestato tempo fa presso la stazione ferroviaria di Nola pone un velo di silenzio in un territorio dove l’indifferenza non é stata del tutto sconfitta. Bisogna dare atto a Padre Beniamino Depalma, già vescovo di Nola, che allora prese a cuore la vicenda e con l’aiuto della Caritas diede un tetto a Sasha, ma le autorità oltre a fare le passerelle all’ospedale di Nola non mossero un dito per questa causa. Addirittura sento dire che i mandanti morali di questo pestaggio sono in libertà e si divertono a pubblicare post sui social. Certo che il territorio nolano esprime anche tanta solidarietà ma bisognerebbe estirpare “l’erba” cattiva che c’è ancora in giro. Le baby gang di cui oggi tanto si parla ci sono sempre state, anche chi ha massacrato Sasha era una baby gang, magari figli di papà. Giovani annoiati in cerca di emozioni forti, magari sotto l’effetto di alcol e droga andando a picchiare il malcapitato di turno, come e successo ad Arturo, Gaetano ed altri. Un grazie va alla Chiesa che spesso si sostituisce a uno Stato latitante e ai comuni dove i servizi sociali diventano sempre dei luoghi privilegiati per pochi, magari raccomandati, altro che palazzi di vetro. Che dire? Bisognerebbe calare un velo di pietà verso soggetti che inspiegabilmente si rivelano schegge impazzite verso i più deboli di questa società. Ciò che fa enormemente rabbia che questi malfattori vengono difesi da coloro che invece dovrebbero dare il buon esempio. Nicola Valeri