Castagne, situazione drammatica in Campania

Castagne, situazione drammatica in Campania

La castanicoltura campana, e dell’Irpinia in particolare, è in ginocchio: alla quarta annata critica sul fronte del raccolto, le imprese hanno l’acqua alla gola. “Ci sono cali del 90% rispetto a una stagione normale, nel 2015 abbiamo avuto a disposizione un 25% della produzione media: se non si interviene perderemo definitivamente i mercati a vantaggio di altri Stati produttori”. A parlare è Salvatore Malerba, imprenditore di Montella (Avellino), patria della famosa castagna Igp, che con Italiafruit News traccia un quadro della situazione e sollecita le istituzioni a un rapido intervento.

“Purtroppo la situazione è drammatica: il cinipide ha debilitato le piante e così sugli alberi indeboliti le avversità atmosferiche hanno avuto gioco facile”, aggiunge Malerba, che è presidente del Gie-Gruppo di interesse economico della Cia Castanicoltura-Frutta a guscio e fa parte del tavolo ministeriale per la castanicoltura. “Bisogna recuperare un minimo di produzione e ridare dignità a questo territorio”.

Ma cosa chiedono i castanicoltori campani al Ministero delle politiche agricole? “Non soldi, non ce ne saranno mai: da dieci anni si parla di aiuti al comparto e ancora non si è visto nulla – risponde l’imprenditore – vogliamo dignità nella produzione e per questo serve convertire i nostri castagneti di montagna in castagneti da frutto, in attività da coltura in cui poter utilizzare il piretro come per gli altri frutti: l’utilizzo del Torymus Sinensis, l’antagonista del cinipide, si è rivelato insufficiente mentre ci sono sperimentazioni sull’efficacia del piretro, che permetterebbe di recuperare produzioni, mercati e dignità”.

Castagne, situazione drammatica in Campania

La Malerba Castagne ha oltre 50 ettari di castagneti; fino a poco tempo fa contava 27 dipendenti, ora impiega solo quattro stagionali. “E’ una situazione umiliante, mio malgrado non ce l’ho fatta e ho dovuto lasciare a casa personale a pochi anni dalla pensione – aggiunge il castanicoltore – mi sento in parte responsabile, mi dispiace per i miei ex dipendenti”.

L’azienda di Montella è alla quinta generazione. “Da due anni non siamo più in grado di fornire la grande distribuzione, esportavamo farina di castagne e prodotto secco e sgusciato in Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Germania… Senza la nostra materia prima non è possibile realizzare i prodotti trasformati e soddisfare le richieste del mercato. Mercato che così si riempie di prodotto straniero. Perdiamo occupazione, le aziende chiudono: chiedo alla politica di intervenire e formalizzare una strategia – conclude Malerba – per salvaguardare una tradizione, l’ambiente, il territorio, il lavoro”. (Fonte Italiafruit News )